Storia dell’analisi dei grassi
Come la determinazione delle proteine e delle fibre, anche la determinazione del grasso totale è una parte importante dell’analisi dei valori nutrizionali e l’analisi qualitativa di alimenti e mangimi, dato che i grassi sono tra i fornitori di energia più importanti per l’uomo e gli animali. Non solo però nel settore alimentare e dei mangimi la determinazione del contenuto di grasso riveste un ruolo principale: anche nell’industria della lavorazione il contenuto di grasso nelle materie prime viene determinato per valutare l’idoneità a determinati processi di lavorazione e nell’ambito del controllo qualità. Nel settore ambientale il contenuto di grasso nelle acque e nelle acque di scarico viene addirittura utilizzato per valutare la pulizia delle acque.
Buona parte dei grassi e delle sostanze associate ai grassi da analizzare è però legata chimicamente e fisicamente. Per questo motivo per la determinazione del grasso totale è necessario procedere con la digestione del campione. Con il passare del tempo si sono sviluppati diversi metodi classici di chimica umida che sono sorprendentemente utilizzati ancora oggi. Infatti, anche se oggigiorno esistono metodi moderni per la determinazione rapida come ad esempio la NIR (spettroscopia nel vicino infrarosso) o la NMR (risonanza magnetica nucleare), i metodi di chimica umida continuano ad essere i metodi di riferimento per l’analisi dei grassi.
Panoramica storica dell’analisi chimica dei grassi per via umida
Digestione | Estrazione | Analisi | Nome | Introduzione |
Nessuna | Estrazione solido-liquido | Gravimetrica | Soxhlet | 1879 |
Idrolisi con acido cloridrico | Estrazione solido-liquido | Gravimetrica | Weibull-Stoldt | 1892 |
Idrolisi alcalina (ammoniaca) | Estrazione solido-liquido | Gravimetrica | Röse-Gottlieb (Mojonnier) | 1893 |
Idrolisi con acido solforico | Estrazione solido-liquido | Gravimetrica | Gerber | 1938 |
In linea di massima, per la determinazione del grasso totale e del grasso grezzo è possibile fare distinzione tra metodi di riferimento, metodi chimici rapidi e metodi rapidi o secondari spettroscopici. Come metodi di riferimento vengono applicate le procedure classiche di gravimetria e chimica umida.
Gravimetria e chimica umida rientrano tra le categorie dell’estrazione solido-liquido.
Estrazione solido-liquido
Nell’estrazione solido-liquido viene separata in maniera mirata dalla miscela di sostanze solide una sostanza (o un gruppo di sostanze) mediante un solvente liquido. La classica estrazione a caldo, nella quale il campione viene trasferito in un ditale di cellulosa e posizionato in solvente in ebollizione, è stato il primo metodo di estrazione di questo tipo. Tuttavia l’estrazione completa del campione a caldo di solito non è possibile a causa dell’equilibrio tra solvente e campione. Con il passare del tempo, i regolamenti e le norme in vigore nel settore alimentare e dei mangimi sono diventati sempre più rigidi, di conseguenza è cresciuto l’interesse nei confronti di metodi più precisi ed efficienti per l’estrazione del grasso. Il metodo classico di estrazione a caldo è stato quindi sviluppato ulteriormente e sono nati nuovi sistemi di estrazione solido-liquido. Le tre estrazioni solido-liquido più note sono:
- Estrazione Soxhlet,
- Estrazione Butt e Twisselmann e
- Estrazione Randall.
Estrazione Soxhlet
Nel 1879 Franz von Soxhlet ha sviluppato un apparecchio in vetro per l’estrazione continua di grasso. Il cosiddetto “estrattore Soxhlet” consente l’esecuzione automatica di più cicli di estrazione con un unico campione.
Il solvente viene riscaldato in un pallone fino al punto di ebollizione, il vapore del solvente sale fino al condensatore per mezzo di un tubicino laterale. Nel condensatore il vapore condensa e gocciola nella camera di estrazione. Nella camera è presente il campione da trattare all’interno di un ditale di cellulosa. Il solvente gocciola e si raccoglie nella camera di estrazione fino al gomito del sifone, con il quale viene riconvogliato al pallone sottostante assieme al soluto per effetto sifone. Con l’iterazione continua di questo processo è possibile ottenere un’estrazione di alta qualità. Al termine dell’estrazione il solvente deve essere raccolto in un apparecchio a parte e il grasso estratto deve essere essiccato per la pesata.
Rispetto all’estrazione a caldo tradizionale (durante la quale l’estrazione del campione avviene direttamente nel solvente in ebollizione), la temperatura all’interno della camera di estrazione è inferiore, pertanto il processo di estrazione nell’estrattore Soxhlet dura sensibilmente più a lungo. Il tempo necessario per un’estrazione Soxhlet di qualità dipende dal campione da estrarre e può durare anche 8 ore o più.
Anche se al giorno d’oggi esistono metodi di estrazione decisamente più brevi nei quali l’estrazione del campione avviene direttamente nel solvente in ebollizione, il metodo Soxhlet continua ad essere il metodo più frequente per la determinazione del grasso in cibi e mangimi.
Per l’estrazione con metodo Butt il ditale in cellulosa contenente il campione si trova al di sopra del solvente da riscaldare. I vapori caldi del solvente attraversano quindi il campione ed entrano direttamente a contatto con esso. I vapori passano poi al condensatore e ritornano condensati nel pallone attraversando il campione. In questa operazione il campione viene estratto continuamente attraverso i vapori e il gocciolamento del solvente. Tramite l’estrazione in continuo a temperature maggiori, solitamente è possibile estrarre l’intero campione in poche ore.
Una volta completata l’estrazione, in solvente viene rimosso dal grasso estratto mediante distillazione e conseguente essiccazione sotto vuoto. Il grasso estratto viene poi pesato. L’estrattore Twisselmann (a destra) è un perfezionamento del modello Butt che dispone di un’ulteriore rubinetto di chiusura per separare il solvente tra la camera con il campione e il condensatore. Una volta completata l’estrazione è possibile chiudere il rubinetto di chiusura e recuperare il solvente.
Estrazione Randall
Il principio che sta alla base dell’estrazione Randall combina la rapidità dell’estrazione a caldo con l’efficienza dell’estrazione Twisselmann-Butt. Il principio è stato utilizzato anche in SOXTHERM e viene mostrato schematicamente nell’immagine seguente:
Nella prima fase il ditale da estrazione contenente il campione si trova immerso direttamente nel solvente in ebollizione (1). Così facendo è possibile estrarre gran parte del grasso in modo estremamente rapido (solitamente in 30 minuti). In una seconda fase viene abbassato il livello del solvente in modo che il ditale con il campione non sia più immerso nel solvente liquido (2). In questo modo si impedisce l’equilibrio tra grasso disciolto tra campione e solvente. Nella terza fase viene estratto il campione nel vapore caldo del solvente o nel solvente che gocciola (3). La durata di questa seconda fase di estrazione dipende fortemente dal tipo di campione ma solitamente è di circa 1 ora. Al termine della seconda fase di estrazione il solvente viene ulteriormente evaporato e recuperato (4). Il solvente può quindi essere riutilizzato con conseguente risparmio di risorse e costi. Nell’ultima fase è poi possibile essiccare il materiale in maniera delicata (5). L’intera estrazione dura solitamente circa 2 ore, quindi è sensibilmente più rapida del metodo Soxhlet tradizionale.
Estrazione liquido-liquido
Il principio dell’estrazione liquido-liquido si basa sulla diversa solubilità di due solventi non miscelabili. Solitamente viene utilizzato un solvente polare (ad esempio etere dietilico) e un solvente apolare (ad esempio etere di petrolio). L’estrazione del campione opera secondo il principio “il simile scioglie il simile”: I componenti polari del campione si sciolgono in solventi polari, mentre i componenti apolari si sciolgono in solventi apolari. Esempi di trasferimenti con apparecchiature da laboratorio sono l’imbuto separatore e il tubo Mojonnier.
SFE - Estrazione con fluidi supercritici
In caso di estrazione con fluidi supercritici (SFE) l’agente di estrazione viene separato dalla matrice campione utilizzando fluidi supercritici come solvente di estrazione. L’estrazione avviene solitamente a partire da una matrice campione fissa ma può essere eseguita anche da campioni liquidi. L’SFE può essere utilizzata sia come fase preparatoria dei campioni per le analisi che su più larga scala. In questo caso viene impiegata per l’eliminazione di sostanze indesiderate dal prodotto da analizzare (come ad esempio la decaffeinazione del caffè) o per ottenere il prodotto desiderato, ad esempio gli oli eterici.
L’anidride carbonica (CO2) è il fluido supercritico utilizzato più di frequente. Le condizioni per l’estrazione con il fluido supercritico anidride carbonica sono superiori alla temperatura critica di 31 °C e la pressione critica di 74 bar. Al di sotto di questi valori la CO2 si comporta come un fluido, pertanto può fungere da solvente e rimuovere componenti solubili dalla matrice campione. Al termine l’estratto viene riportato a condizioni normali con la volatilizzazione e la rimozione della CO2.